Il l 13-2-2016 la gazzetta di Parma Titolava
“C’è un cervello parmigiano, tra i fisici della scoperta del secolo, come è stata definita quella delle onde gravitazionali”.
Nella conviviale del 22 giugno 2016 uno dei ricercatori coinvolti Il parmigiano prof. Michele Zanolin è il nostro relatore con la conversazione dal titolo “Studiare spazio, tempo e materia in condizioni estreme usando onde gravitazionali”
Il prof. Zanolin è un Parmigiano, 44 anni , ex studente del liceo Marconi e si laureato in fisica a Parma. Inizia il dottorato nel nostro Ateneo e lo termina al Massachusetts Institute of Technology.
Dopo cinque anni da ricercatore sempre al MIT diventa Professore di fisica dello spazio alla Embry Riddle Aeronautical University di Prescott in Arizona e dal 2007 è anche Direttore del centro di onde gravitazionali della stessa Università.
Le onde gravitazionali, teorizzate nel novembre 1915 da Albert Einstein, costituiscono uno dei capisaldi della Teoria della Relatività Generale del grande scienziato e finora sono state solo una brillante ipotesi. Con questa scoperta però sono diventate una realtà misurabile con la nostra attuale tecnologia. Infatti nello scorso 11 febbraio 2016 è stato annunciato sia a Pisa e sia a Washington che i gruppi di ricerca mondiali costituiti da oltre 1300 ricercatori appartenenti a 133 istituzioni scientifiche di tutto il mondo avevano avuto la prima conferma strumentale certa della loro esistenza. Dai calcoli fatti l’onda rilevata sta viaggiando nello spazio e nel tempo da circa 1,5 miliardi di anni percorrendo l’universo. Infatti, le onde gravitazionali sono una deformazione della curvatura dello spazio/tempo, in questo caso dovuta alla fusione di due grandi buchi neri, che si propagano come un’onda . E’ una materia estremamente affascinante ed in perenne divenire che tratta dello spazio-tempo e della sua curvatura, entità infinite e piene di mistero. Questa scoperta aggiunge nuovi, diversi e potenti strumenti per indagare il nostro universo aprendo ampi campi di ricerca . E negli USA tra gli artefici della scoperta c’era anche un Italiano, più precisamente un parmigiano. E’ una prova della considerazione che hanno i nostri laureati all’estero e della preparazione ottima, in questo caso sul piano della fisica, che il nostro sistema universitario offre agli studenti e della loro capacità di farsi strada anche nel mondo scientifico sulle frontiere più avanzate.