“Oggi ci troviamo immersi nella cosiddetta rivoluzione digitale che ha già profondamente trasformato il nostro approccio cognitivo ed il modo di lavorare. In ambito archeologico la fotogrammetria e la modellazione 3D mettono in grado gli archeologi di documentare l’intero processo di scavo e di ricostruire contesti anche dopo la loro rimozione. Possiamo riprodurre un sarcofago con precisione submillimetrica registrando tutte le sue fasi di produzione e di riutilizzo. La diagnostica per immagini, non invasiva, ci permette di scrutare all’interno di un vaso ancora sigillato e di sbendare virtualmente le mummie. Analisi puntuali danno oggi la possibilità agli studiosi di osservare le fibre di un papiro facilitando la ricomposizione dei documenti antichi. La comunicazione digitale ci consente, inoltre, di creare ambienti di lavoro virtuali in cui studiosi di tutto il mondo possano mettersi in relazione e confrontare i loro dati. Tutto questo facilita ed accelera il lavoro del filologo. Significa perciò che il ruolo dell’umanista sta diventando subalterno? Tutt’altro. I dati che ci vengono forniti sono sempre più dettagliati e complessi e richiedono un livello di interpretazione ancora maggiore. Lo scienziato e l’umanista devono lavorare sempre di più assieme per cercare di dipanare la complessità del mondo contemporaneo. Una sempre maggiore collaborazione che vada aldilà dei dogmatismi dei singoli saperi, la definizione di una semantica condivisa e lo sviluppo di un vero approccio multidisciplinare sono il solo metodo che abbiamo per affrontare le sfide del futuro. Ed in questo quale sarà il ruolo del museo? Queste istituzioni sono destinate a scomparire? Non dobbiamo dimenticarci che nel ripensare il ruolo che i musei possono avere nel futuro dobbiamo al contempo ricordare il motivo precipuo per cui sono stati fondati ovvero per essere il luogo in cui oggetti del passato potessero essere conservati. E, nonostante tutti i cambiamenti che abbiamo subito, è innegabile che il fulcro dell’esperienza museale continui ad essere quella di trovarsi davanti a prodotti artistici, documenti archeologici o documenti della storia sociale. I mutamenti continueranno. Si penseranno diverse soluzioni organizzative ed architettoniche che possano rispondere alle esigenze contemporanee. Ci saranno certamente anche nuove forme di fruizione culturale. Il nostro compito rimarrà sempre, però, quello di migliorare l’esperienza visiva, estetica ed intellettuale di ogni visitatore quando costui si trovi di fronte ad un manufatto del passato, cercando di fornire tutte le informazioni necessarie per arricchirne la comprensione. Il futuro quindi dei musei è, come è sempre stato, la ricerca.”
“Archelogia invisibile: rivoluzione digitale ed umanesimo” – Incontro con Christian GRECO direttore del Museo Egizio di Torino – Mercoledì 17 febbraio 2021.
INIZIATIVE
“Piccoli viaggiatori nella città d’Oro”
Guida di Parma, scritta dai bambini per i bambini