La pandemia da Covid-19 ha avuto ricadute disastrose sul piano economico. Uno dei comparti colpiti è quello vitivinicolo che rappresenta la seconda voce delle nostre esportazioni agroalimentari (6,4 miliardi di euro) su una produzione complessiva di 13 miliardi, che interessa ben 310 mila aziende agricole e 49 mila aziende vinificatrici. Purtroppo, la crisi ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie determinando contrazioni dei consumi alimentari in tutti i mercati e colpendo particolarmente l’HO.RE.CA. La seguente relazione, tenuta dal nostro socio prof. Corrado Giacomini, in base a dati Nomisma, Ismea e Nielsen, vuole analizzare quale è stato il reale impatto sul nostro settore vitivinicolo della crisi da Covid-19 e delineare le possibili prospettive.
Nel nostro Paese, come in tutti quelli a economia avanzata, il canale principale per la distribuzione dei prodotti alimentari, compreso il vino (65%), è la grande distribuzione moderna. Questo canale ha visto nel corso della pandemia un boom delle vendite (+13%), alimentate soprattutto dall’e-commerce. In base a una ricerca Nomisma tra ottobre e novembre 2020 su 165 aziende che rappresentano circa il 36% del fatturato vinicolo italiano, le previsioni erano complessivamente negative. La maggioranza degli intervistati (71%) prevedeva una caduta delle vendite nel dettaglio specializzato, nell’HO.RE.CA e verso l’export, mentre contavano sulle vendite on-line e verso la GDO. La risposta, quindi, non poteva essere altro che puntare verso mercati di sbocco diversificati, vendite multicanale e il rafforzamento del canale GDO. L’adozione di queste politiche ha permesso, tra gennaio e dicembre 2020, di aumentare complessivamente le vendite del 7% in valore, in particolare nei canali della GDO (+6.7%) e nell’e-commerce, dove le vendite sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente. Il fenomeno dello sviluppo dell’e-commerce riguarda tutto il mondo, dove le bottiglie di vino vendute on-line sono arrivate al 12% nel 2020 rispetto al 7% nel 2018, perché gli acquirenti di vino on-line sono diventati il 27%, ma con punte del 43% negli USA. Nel primo semestre del 2020, nel pieno della prima crisi pandemica, le vendite on-line di vino sono arrivate in Italia, secondo stime Nomisma, a 75 milioni di Euro. Se le politiche adottate per affrontare questa crisi hanno permesso, contro le previsioni, di difendere, anzi di accrescere, le vendite sul mercato nazionale, i nostri vini hanno saputo difendersi anche sui mercati esteri dai competitors, in particolare da Francia e Spagna. Mentre tra gennaio e ottobre 2020 la Francia ha visto crollare in valore le sue esportazioni di champagne e vini fermi, anche a causa dei dazi imposti dagli USA, del 15%, le esportazioni italiane sono diminuite solo del 3,6% mentre quelle spagnole, pur contando su livelli di prezzo più bassi dei vini italiani, sono diminuite del 5,3%.
Questi dati permettono di affermare che, malgrado le previsioni catastrofiche formulate de molte imprese nei primi mesi del 2020, i vini italiani hanno ben tenuto sia all’interno che sui mercati esteri. Con questo non bisogna dimenticare le difficoltà delle piccole imprese, anche produttrici di vini di qualità, che negli stessi mesi hanno visto crollare i loro mercati di prossimità, da cui veniva la domanda di bar e ristoranti.