Spettabili Autorità,
Gentili Ospiti,
Cari Soci,
Amiche e amici,
porgo a tutti voi il mio più cordiale saluto in questa serata, che per me rappresenta un
momento particolarmente intenso e significativo.
Infatti sarebbe già motivo di gioia e di orgoglio la semplice circostanza di essere insignito
del prestigioso ruolo di Presidente di un Club Rotary, ma a tutto ciò si aggiunge il privilegio
di essere addirittura designato come Presidente di uno dei Club più antichi d’Italia, e per
giunta di un Club che si accinge addirittura a celebrare i cento anni di vita.
Questa circostanza così importante per il Club mi suggerisce in questa sede di impostare il
discorso fissando come punto principale delle mie riflessioni l’elemento del tempo, che ha un
rilievo decisivo in una terra così ricca di storia e di tradizione come quella in cui tutti noi
viviamo: ne è testimonianza evidente, direi addirittura lampante, il luogo in cui ci troviamo,
perché le pietre che ci circondano sono da ben dieci secoli testimoni silenziose delle
innumerevoli vicende – piccole e grandi, liete e tristi – che sono accadute in questa corte, e
persino ora di questa serata.
Confesso quindi che il prestigio del Club di Parma, fondato sui decenni della sua storia, mi
induce a provare una grande emozione per l’onore dell’incarico che ricevo, a cui si lega
peraltro una sincera gratitudine per tutti coloro che hanno reso possibile e realizzabile questa
occasione.
Il mio primo pensiero di rigraziamento va a tutti voi che siete qui: non posso ovviamente
ringraziarvi individualmente, anche se lo vorrei veramente, e quindi permettemi almeno di
esprimere un cordiale cenno di ringraziamento, assolutamente non di circostanza, per il
grande onore di poter svolgere questa cerimonia alla presenza addirittura di entrambi i
Governatori del Distretto, uscente ed entrante, che testimoniano in questo modo
tangibilmente la loro apprezzatissima vicinanza al Club.
Inoltre, tra i tantissimi soci del Club che ringrazio tutti indistintamente di cuore per il loro
costante affetto, consentitemi nondimeno di esprimere un particolare senso di gratitudine ad
alcuni amici:
– anzitutto e soprattutto a Leonardo Farinelli, che è stato sin dal primo momento per me un
punto di riferimento e un mentore per la mia attività nel Club, e che mi ha costantemente
guidato con rara attenzione e signorilità nella comprensione dello spirito rotariano;
– a Giusi Zanichelli, che ha indicato il mio nominativo come suo successore, testimoniando
così una stima che mi lusinga grandemente;
– a Marco Alessandrini, che non solo ha reso disponibile questa prestigiosa sede nonostante il
fitto calendario di eventi già previsti, ma che lo ha fatto per giunta con vera magnanimità
rotariana, e cioè senza oneri economici per il Club;
– a Vittorio Brandonisio, a cui mi sono rivolto in emergenza per aiutarmi a gestire questo
passaggio di consegne, e che nonostante il poco tempo a disposizione ha saputo con la
consueta maestria che lo contraddistingue provvedere ad impostare brillantemente il
ricevimento e l’ospitalità.
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Quelle appena proposte sono solo alcune menzioni personali, ma in verità il mio
ringraziamento si estende a tutti gli amici del Club, che mi hanno sempre manifestato affetto,
cordialità e amicizia sin dal mio ingresso, facendomi sentire calorosamente accolto
all’interno di una vera famiglia parmigiana d’adozione.
Ciò detto, occorre a questo punto che io annunci le linee programmatiche della mia
presidenza.
A questo proposito, per quanto riguarda anzitutto i service, non posso che tenere in
considerazione i ragguardevoli risultati conseguiti da Giusi nella sua annata tramite i molti
progetti avviati, alcuni dei quali richiedono però anche di essere proseguiti, o di essere
implementati, o di essere conclusi. E io ovviamente mi impegno, come peraltro già
concordato con Giusi, a dare piena attuazione e compimento ai progetti di service ancora in
itinere che abbisognano di un definitivo completamento, in modo che il loro
perfezionamento sia in grado di documentare e di far risaltare adeguatamente l’impegno
profuso dal Rotary.
Ci saranno poi ovviamente i service – di cui si sta già parlando a livello di coordinamento di
area emiliana – che saranno rivolti ad aiutare nel modo più adeguato possibile le comunità
romagnole duramente colpite dai recenti e tristi avvenimenti catastrofici.
Ci saranno poi alcuni tradizionali service destinati a sostenere le realtà benefiche sociali non
solo del territorio cittadino e della provincia, ma anche di aree geografiche più lontane.
Non si può poi non menzionare anche il premio Verdi, che costituisce una nota distintiva e
un impegno permanente del Club.
Infine, ci saranno ovviamente i service da gestire in sinergia con il Distretto, per tutti i
risultati da conseguire a livello distrettuale.
Sarà possibile realizzare tutto ciò tramite il validissimo sostegno della mia squadra, e cioè di
Francesca Villazzi come Segretario e di Mattia Iotti come Tesoriere. Manca invece
attualmente chi copra la carica di Prefetto titolare.
Consiglieri saranno Gianfranco Beltrami, Leonardo Farinelli, Gian Giuseppe Giani,
Margherita Mangia, Varisto Preti, Claudio Rinaldi, Francesca Vezzalini.
Vanno inoltre menzionati i Dirigenti di Commissione: Gian Paolo Lombardo all’effettivo;
Ennio Paladini alla Rotary foundation; Antonio D’Aloia alla Commissione progetti; Stefano
Zanardi alla Commissione pubblico interesse; Fausto Quintavalla agli Alumni; Aldo Rodolfi
all’Agroalimentare; Antonio Rizzi all’Ambiente; Eugenio Pavarani all’Amministrativa;
Alberto Scotti al Centenario; Giusi Zanichelli alla Cultura e Premio Verdi; Eleonora Paladini
alla Empowering girls; Salvatore David alla Polio plus e salute; Lelio Alfonso alle Pubbliche
relazioni; Margherita Mangia ai rapporti con i Club stranieri; Nicola Cucurachi allo scambio
giovani e alla redazione bollettino; Marco Gatti alla Unesco città creative.
Ma parlando di impostazione programmatica per la mia annata, permettetemi di soffermarmi
soprattutto su un altro punto, e cioè sulla grave responsabilità che ricade sul presidente in
relazione proprio alla questione del tempo, e cioè della storia del Club, da cui abbiamo preso
le mosse all’inizio.
E infatti, su di me grava il serio e complesso fardello, che è stato in parte già affrontato da
Giusi, e che sarà ancora più gravoso per chi sarà presidente dopo di me, di condurre con la
massima cura il Club a celebrare adeguatamente i festeggiamenti per il suo Centenario nel
2025, con tutta la solennità che un appuntamento del genere richiede ed impone.
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Il fatto che i tre presidenti che si succedono prima della fatidica data siano tre storici – una
storica dell’arte (Giusi), uno storico del diritto (io) e uno storico dell’architettura (Alberto
Bordi) – consente di essere ragionevolmente fiduciosi che ci siano tutte le premesse per
garantire la più alta attenzione ai profili di ricostruzione storica dell’importante vita
centenaria del nostro Club. Ma le difficoltà da affrontare rimangono ancora tante, e assai
delicate. Occorrerà lavorare molto, e in piena sintonia, a partire dalla definizione di alcune
questioni ancora irrisolte, come quella di una migliore e più funzionale individuazione della
sede per il Club, oppure quella della scelta di un ritrovo stabile ove svolgere gli incontri.
Ma al di sopra di tutte le altre questioni, e più importante di tutte le altre questioni, si pone un
problema che definirei addirittura cruciale, critico e spinoso. Come ho già detto prima, il
nostro Club si fregia di una lunga e gloriosa storia, e questo è sicuramente un suo
significativo punto di forza. Ma la sua lunga storia è anche – paradossalmente – una sua
potenziale area di debolezza. Ciò dipende dal fatto che questa lunga storia ha prodotto –
come risultato assai positivo – un nucleo di soci ormai ben affiatato, compatto e autorevole
che vanta sicuramente molti anni di permanenza nel Club. Esiste poi anche un gruppo
eterogeneo di soci di ingresso più recente, accomunati da un’età anagrafica minore e quindi
da esigenze, aspettative e impostazioni parzialmente diverse rispetto a quelle dei soci più
maturi. Io sono convinto che occorra ora procedere a chiamare nel Club anche altri soci più
giovani, oltre ad un numero più elevato di componenti del genere femminile, in modo da
garantire quel ricambio e quel dinamismo necessari al fine di garantire la vitalità
dell’istituzione.
È questa la sfida che io credo debba essere irrinunciabile a livello programmatico. E inoltre,
perché questa apertura non rimanga solo sulla carta o meramente teorica, occorre riuscire a
progettare e proporre iniziative che producano coesione e ibridazione generazionale tra le
varie anime del Club, per creare una solida compattezza complessiva che superi le barriere
anagrafiche e favorisca un effettivo coinvolgimento e una crescente partecipazione alla vita
del Club anche da parte di coloro che si sentono ancora nuovi, poco coinvolti o con minore
esperienza.
È vero, come ha più volte detto Luciano Alfieri, che non dobbiamo dare un’immagine del
Rotary come di coloro che vanno a cena, ma è anche vero che a cena nascono le amicizie, le
condivisioni e le idee che possono propiziare quei service che costituiscono la missione del
Rotary. Se alcuni soci, e in particolar modo quelli più giovani, non partecipano o partecipano
poco alle conviviali, questa possibilità si riduce e si affievolisce grandemente.
Prendendo ispirazione dal motto emblematico di Gordon McInally per questa annata,
possiamo dire che il Rotary è una preziosa opportunità per creare speranza nel mondo: ma
questa opportunità occorre generarla tramite una condivisione amichevole di intenti tra i
soci, e il mio proposito sarà quello di adoperarmi per cercare di favorire tutte le occasioni di
incontro adatte a favorire questa opportunità di coesione.
Tornando all’immagine di partenza, il nostro Club ha una formidabile storia, e quindi un
glorioso passato, ma per poter avere anche un brillante futuro deve investire sul presente: ci
vuole equilibrio fra le generazioni, perché se non vi sono forze nuove in grado di intervenire
e di sostenere la vita del Club, alla fine anche questa storia, per quanto illustre, non potrà più
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essere tramandata. Occorre la solidità del passato ma anche la freschezza del futuro: non ci
può essere l’una senza l’altra.
Per citare le parole di Gustav Mahler, salvaguardare e tramandare la tradizione (anche quella
del nostro Club) vuol dire sforzarsi di tenere accesa e viva la fiamma, non limitarsi a
venerare le ceneri.
Detto tutto ciò, vi assicuro che farò tutto il possibile per creare occasioni di scambio, di
incontro, di dialogo, di discussione e di condivisione, se possibile proponendo temi in grado
di suscitare interesse, curiosità e addirittura – lo spero – stupore e meraviglia.
Può darsi però che non sempre tutto funzioni per il verso giusto, vista la mia poca esperienza
nel ruolo di Presidente (per non parlare poi dell’assenza attuale di un Prefetto di ruolo).
Ma in conclusione, anche ove non tutto fosse perfetto, spero almeno di poter sempre
confidare sulla vostra pazienza e benevolenza, anche perché – dopo aver attentamente
controllato sullo Statuto – vi posso tranquillizzare di aver trovato conferma del fatto che,
nonostante tutti gli errori che io possa compiere durante la mia annata, in ogni caso la data
del centenario arriverà comunque.
Grazie!